(19 ottobre 2020) Se appare verosimile che la gestione delle fasi uno e due (soprattutto la prima) della pandemia abbia portato consensi alla maggioranza di governo e ai presidenti delle regioni (escluso quello lombardo, visti i risultati del centrodestra alle comunali), è però altrettanto probabile che un eventuale nuovo periodo di chiusura e confinamento possa produrre effetti politici dirompenti. In questo momento, infatti, è la memoria a pesare: quando fummo tutti costretti dai fatti al "lockdown" non c'erano precedenti e soprattutto non era stato possibile avere tempo - prima del virus - per approntare difese e contromisure adatte. Ora, invece, sarebbe illusorio ripartire psicologicamente da capo con la stessa speranza di marzo-aprile e con la stessa coesione di allora. Anche la gestione dell'emergenza è diventata, una volta finita la prima fase, un tema di dibattito politico ed è improbabile che, una volta aperto il vaso di Pandora, un nuovo confinamento generale della popolazione non susciti proteste alimentate anche dai partiti di opposizione (in particolare da quelli di destra sovranista). C'è poi, ora la questione di come e da chi far gestire l'enorme flusso di denaro di Next generation EU: le ricette della maggioranza e delle minoranze parlamentari divergono molto, in tal senso. Dunque, l'unanime collaborazione primaverile resterà un ricordo: non è improbabile che l'irrigidimento sul voto a distanza in Parlamento porti l'Esecutivo, prima o poi, ad incappare in una battuta d'arresto letale, nelle Aule di Camera o Senato. Di sicuro, se si tornerà ad una chiusura totale del Paese non mancheranno le dispute su come è stata gestita l'estate, sia sul piano del rafforzamento delle attività di prevenzione, sia su quello di un certo rilassamento dell'attenzione dell'opinione pubblica (molti hanno creduto che il virus non esistesse più o che comunque non potesse più tornare a colpire). Ci sono poi le polemiche sui vaccini antinfluenzali (in alcuni casi non del tutto sufficienti, pare), che investono le regioni ma lambiscono anche le autorità nazionali e sulle code per effettuare i tamponi (a proposito: perché non si è seguito il piano Crisanti? Se ne sono fatti troppo pochi o troppi?). Insomma, se nella fase uno siamo entrati tutti insieme, nella fase "seconda ondata e nuova chiusura" potremmo entrare con un clima del tutto diverso, molto più teso, senza coesione nazionale e con i partiti a litigare - su tutto, soldi dell'Europa compresi - nonostante i ricoveri e i morti. Andare a cercare le colpe di questa situazione - che sono a nostro avviso equamente distribuite fra tutti: partiti, governo, opposizioni, regioni, società civile, generazioni e mondo economico - è del tutto inutile. Se la prima battaglia è stata vinta con l'unità, la seconda dovrà essere vinta nonostante la discordia.
(da mentepolitica.it )
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